19 Ott Il Tempio di Iside a Roma e la Madama Lucrezia
Il Tempio di Iside a Roma
La storia del Tempio di Iside, santuario romano dedicato alla dea egizia. Scopri la storia delle rovine di Piazza Iside a Roma.
Il fascino di Roma non risiede unicamente nei monumenti storici ancora in piedi, ma anche nei ruderi e nelle rovine che raccontano le vicissitudini e i trascorsi di vite passate che hanno popolato la Città Eterna. Il Tempio di Iside, ad esempio, un santuario dedicato alla dea egizia della fertilità e della magia. Un luogo magico che 2000 anni or sono era meta quotidiana di migliaia di seguaci dei misteriosi culti orientali.
«La Piazza, uno spazio piccolo e dalla forma regolare, è posta poco a nord di via Labicana, tra via L. Muratori e via R. Bonghi dalla quale si accede mediante una lunga scalinata in travertino». Renato Guidi, “La manutenzione del Centro storico di Roma… all’occhio der gatto!”
Storia del tempio
Il culto della dea Iside spopolò a Roma tra il II e il I secolo a.C. nonostante le resistenze dell’aristocrazia tradizionalista romana. A praticarlo erano schiavi, liberti e patrizi di tutto l’impero, uno di questi fu Cecilio Metello Pio, aristocratico e console al fianco di Silla. Il nobile romano probabilmente fondò tra il 74 e il 62 a.C. un santuario privato dedicato alla dea egizia, dimora poi del Tempio Iseo del Campo Marzio costruito nel 43 a.C. Il tempio noto come Isium Metellinum fu costruito alle pendici del colle Oppio vicino all’antica strada Vicus Capitis Africae, che oggi prende il nome di Via di Capo d’Africa, per ricordare i natali della dea africana.
Il tempio fu utilizzato fino all’epoca di Graziano nel IV secolo, imperatore favorevole ai culti pagani, ed era epicentro dei festeggiamenti sfarzosi in occasione del Navigium Isidis. Questa festa si celebrava il 5 Marzo e indicava la ripresa della navigazione sotto l’ala protettrice della dea egizia Iside.
Alcune fonti affermano che l’imperatore Caligola (per intenderci, quello che voleva far console il suo cavallo) fosse solito festeggiare il Navigium Isidis a bordo di due mastodontiche navi palazzo ormeggiate nel lago di Nemi.
La maestosa architettura
L’edificio era imponente, ubicato tra il Saepta Iulia e il tempio dedicato alla dea Minerva, con un’estensione totale di 240 m di lunghezza e 60 m larghezza. L’ingresso era decorato con obelischi colorati i cui resti, nonostante i saccheggi durante il corso della storia, sono pervenuti a noi, segno della grande maestria dei costruttori romani. Il tempio era imponente e sviluppato su due terrazze come il Santuario della Fortuna Primigenia e collegate mediante gradinate e rampe. Il tempio era decorato da erme, statue, vasi ed enormi fontane secondo la tradizione delle divinità salutari.
Curiosità: Madama Lucrezia
Un frammento di statua appartenente al tempio originario della dea egizia (foto in copertina) si trova davanti alla basilica di San Marco. Questa statua è molto importante per i romani e prende il nome di Madama Lucrezia, fa parte di una serie di statue insieme a quella di Pasquino, Marforio e altre 3 che prendono il nome di Statue parlanti. Dal XVI secolo i romani usano lasciare messaggi anonimi chiamati “pasquinate” contenenti invettive e critiche ai governanti contemporanei dell’epoca.
Il tempio di Iside oggi
Sono passati duemila anni dai fasti del Navigium Isidis e ciò che rimane del complesso architettonico è solo un rudere di una fontana del tempio. I resti sono visibili da Piazza Iside, in una traversa di Via Labicana. La piazza che è originaria del periodo dell’Unità Nazionale è stata ristrutturata da Bioedil Progetti e ancora oggi è possibile godersi la vista dei ruderi dalle sedute in travertino romano.
«La piazza è uno spazio talmente complesso da richiedere progetti di riqualificazione da intraprendere attraverso l’individuazione di criteri e metodi di intervento che si possano determinare solamente una volta definito il valore culturale, istituzionale o funzionale di quel tipo di spazio, il ruolo delle diverse parti e dei singoli elementi, il ruolo del perimetro, del centro o dell’elemento di base e il loro valore architettonico, una volta verificata la permanenza dei modi della sua riconoscibilità nonché la stabilità delle diverse componenti. Se queste riflessioni sono vere sempre, lo sono ancora di più se riferite al Centro Storico di una città straordinaria come Rome». Renato Guidi, “La manutenzione del Centro storico di Roma… all’occhio der gatto!”