14 Gen Proposte dell’abitare post-pandemico dal mondo dell’architettura internazionale
Proposte dell’abitare post-pandemico dal mondo dell’architettura internazionale
Dalla riflessione alla concretezza. Il mondo dell’architettura si è interrogato a lungo nel corso degli ultimi due anni sul rapporto tra spazio abitativo e malattia, tra benessere e salute. Dal dibattito in convegni e alle pubblicazioni ora si passa a concorsi e procedure che mettono in atto progetti dell’abitare post-pandemico. La pandemia da Coronavirus ha accelerato un cambiamento di funzioni e tecnologie sia negli ambienti domestici che negli uffici, quindi sia in ambito personale che sociale.
L’abitare post pandemico: la casa
I nuovi appartamenti devono rispondere a criteri psicologici, sociali e culturali come vengono richiesti dagli utenti, ma anche ecologici, salubri e a risparmio economico. L’attenzione “green” verso cui già si andava prima del Covid19 si è amplificata. Le richieste sono tipologie abitative evolute, che prevedano in casa lo spazio per esercitare il proprio lavoro, miglioramenti tecnologici e ambientali. Spazi più naturali, luminosi e aperti. La casa post Covid, quindi, è uno spazio in cui mangiare, dormire, lavorare e divertirsi: un luogo ibrido e multifunzionale allo stesso tempo, flessibile, tecnologico e sostenibile. Non contano solo i metri quadri ma la qualità delle sue caratteristiche che devono rispondere ad esigenze della sfera intima e lavorativa. Servono aree dedicate a singole attività, aree intermedie e spazi all’aperto.
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Gli uffici e gli spazi sociali
Gli spazi di condominio e di quartiere dovranno essere pensati come luoghi da condividere con gli altri per favorire la socialità ma anche aumentare le dotazioni di servizi sportivi, culturali, verde. Un quartiere si rende autosufficiente nel momento in cui offre a chi abita tutti i servizi nel raggio di pochi chilometri. Quello che emerge dai dibattiti è una inadeguatezza degli spazi a livello di flessibilità, di poche funzionalità e dimensioni ridotte. Lo spazio non deve mutare in base alle esigenze, ma bensì interagire in maniera costante favorendo un abitare di qualità. Inoltre, al contesto urbano e paesaggistico viene chiesta una mobilità sostenibile e agevolata, una prossimità dei servizi e una natura urbana.
Gli edifici del futuro
L’architettura, l’ingegneria e il design puntano anche a cambiare il modo di progettare gli edifici, ovvero pensando a un ciclo di vita a termine. Una volta quindi divenuti obsoleti gli immobili andranno “smontati”, utilizzando alcuni componenti e puntando sempre di più su edifici ecosostenibili e rinnovabili nel tempo. Da questo parte il concetto di assemblare e non più costruire sempre da zero. Inoltre, tutti i tipi di edifici dovranno essere dotati di scanning corporei, tecnologia wireless, riconoscimento facciale (si eviterà il contatto con superfici contaminate), sistemi di ventilazione naturale (per favorire il ricambio e la purificazione) e di disinfestazione a raggi UV per maniglie, pulsantiere ed elementi di arredo. Necessario anche favorire l’utilizzo di materiali germo-repellenti come bronzo, ottone e rame. L’abitare in chiave digitale porterà anche a processi di telemedicina, collegamenti a centri sanitari e ospedalieri direttamente da casa per una funzionale assistenza domiciliare.
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