Mobilità inclusiva e sostenibile: le città d’Europa guardano al futuro

mobilità inclusiva e sostenibile

Mobilità inclusiva e sostenibile: le città d’Europa guardano al futuro

Mobilità inclusiva e sostenibile: le città d’Europa guardano al futuro

 

La mobilità urbana è al centro del dibattito in molte città europee. Il sistema dei trasporti pubblici va ripensato in un’ottica più inclusiva e sostenibile, sia per la riduzione dell’inquinamento sia per renderlo più equo verso le donne, i disabili e coloro che non possono permettersi un’automobile.

Mobilità inclusiva e sostenibile

Da un’analisi del 2020 che ha coinvolto le città di Helsinki, Vantaa, Espoo, Oslo, Stoccolma, Copenaghen e Berlino emerge che uomini e donne si muovono in città in modo diverso. Gli uomini utilizzano di più le automobili (49% contro il 36% delle donne), la bicicletta (38% contro 30%), mentre le donne usano la metropolitana (52% contro il 46% degli uomini), il bus (51% contro 45%) oppure camminano a piedi (75% contro 71%).

Per questo la discussione che si sta sviluppando nel nostro continente sulla mobilità di genere deve tener in conto in uno sviluppo urbano futuro di come uomini e donne si muovano in città in modo totalmente differente. In generale vengono poco incentivati gli spostamenti con mezzi pubblici e biciclette per una questione di mancanza di strade larghe e sicure, oppure di percorsi molti lunghi da percorrere per andare da una parte all’altra. Tutto questo a favore di un trasporto con auto private che inquina di più, ma che finora ha ottenuto spazi cittadini molto più ampi di quelli riservati alle piste ciclabili (più corsie, più parcheggi). La pianificazione urbana, quindi, finora ha privilegiato la mobilità maschile, mentre è necessario che ora viri verso una maggiore inclusività, sensibilità al genere e senza barriere architettoniche.

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Diversità di genere

Inoltre, gli spostamenti delle donne sono spesso legati sì al lavoro ma anche alla gestione della casa, delle faccende domestiche e alla cura dei figli, per questo il percorso è più complesso di quello che può compiere un uomo nel tragitto pendolare casa-lavoro. Inoltre, le donne svolgono spesso attività part-time e anche questo le porta a muoversi di più in città. La sicurezza riguarda poi anche i sottopassi, gli attraversamenti pedonali, l’illuminazione e gli ostacoli che possono incontrare sul loro passaggio sia i passeggini che i disabili.

mobilità di genere

L’Europa guarda al futuro

L’Europa sta lavorando per rendere i trasporti più ecologici, scoraggiando l’uso delle automobili: Parigi, Barcellona e Vienna stanno attuando delle politiche per migliorare la mobilità urbana. Parigi, ad esempio, sta cercando di mettere in pratica la cosiddetta città dei 15 minuti in modo che tutti i cittadini abbiano a portata di mano ogni servizio, e inoltre sono state ampliate le piste ciclabili a lunga percorrenza. Barcellona sta limitando il traffico sulle arterie principali, Vienna e l’Austria stanno puntando sui mezzi pubblici, incentivando l’utilizzo con una tariffa fissa.

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Amsterdam da anni ha puntato su una mobilità ecologica, favorendo l’uso delle biciclette; Berlino ha ampliato le piste ciclabili in centro, dove però girano ancora troppe automobili. A Bruxelles in Belgio è già attivo un piano di pedonalizzazione in pieno centro, con zona prioritaria per pedoni e ciclisti e con le auto costrette a limiti di velocità molto bassi (20 km/h).

Il paradosso italiano

La disparità dei trasporti emerge chiara in Italia dove Milano si contrappone a Roma e alla maggioranza di città del centro sud. La capitale ha un tasso di motorizzazione tra i più alti in Europa con circa 62 auto per ogni 100 residenti, secondo un sondaggio si resta bloccati nel traffico per oltre 20 giorni all’anno di media. A Roma l’utilizzo di mezzi elettrici o pubblici è, quasi, esclusivamente riservata al centro, mentre le periferie soffrono la mancanza di trasporti efficienti che permettano di raggiungere qualsiasi punto della città.

Milano può contare, invece, su una rete di trasporti molto efficiente, ma anche molto utilizzata e qui le problematiche rispetto a Roma sono differenti. La pandemia ha portato e porterà a nuovi ragionamenti per il futuro della mobilità: lo smart working potrebbe ridurre l’uso da parte di molte persone di mezzi propri o pubblici e dall’altro servirà integrare il numero di bus e metro per evitare i contagi. Inoltre, non è da scartare l’ipotesi di ampliare la mobilità urbana utilizzando i corsi d’acqua, le funivie o il ripristino di tram o linee sopraelevate e veloci come sta accadendo in Cina.

Una mobilità inclusiva, sostenibile e sicura può migliorare il benessere e la qualità di vita dei cittadini oltre che favorire l’inclusione sociale e l’accessibilità ai luoghi.

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