16 Feb I grandi Architetti della Storia
I grandi Architetti della Storia
I maestri che hanno influenzato la storia e l’evoluzione dell’architettura moderna
Giovedì 13 Luglio 2017
Cento anni fa nasceva l’idea del quartiere Coppedè
Uno dei quartieri più originali di Roma celebra in questi giorni il secolo di vita. Era infatti il 23 agosto del 1917 quando la commissione edilizia del Consiglio comunale di Roma richiedeva all’architetto Gino Coppedè – già incaricato di progettare il nuovo quartiere residenziale Dora – di dare al rione che avrebbe poi preso il suo nome, un’impronta romana.
Fu probabilmente questa richiesta a far si che l’architetto decidesse di utilizzare il tema della Roma imperiale quale caratterizzazione dello stile liberty utilizzando cornici, modanature e archi che tanto avrebbero reso originale il quartiere. In realtà data la modesta estensione della zona – 18 palazzi e 27 edifici – non si dovrebbe parlare di quartiere ma più correttamente di un settore del quartiere Trieste.
Il progetto iniziale si basa sul tema della piazza centrale poi arricchito e modificato con l’aggiunta della via diagonale – via Dora – con un imponente arco che fa da vero e proprio ingresso al rione.
I due blocchi dei Palazzi degli Ambasciatori sono uniti da un arco sormontato da affreschi e raffigurazioni di stile cavalleresco e fantastico con un retrogusto gotico.
Quella delle Rane, nel quartiere Coppedè è una delle duemila fontane che adornano Roma
Tra un villino delle Fate e un palazzo del Ragno è possibile imbattersi in citazioni del Dante o del Petrarca o in riferimenti alla Serenissima Repubblica. Centro di questo non-quartiere è Piazza Mincio e la Fontana delle Rane ove leggenda vuole i Beatles abbiano fatto un bagno notturno dopo un concerto al Piper nel lontano 1965.
L’architetto non fece in tempo a veder terminato il progetto che avrebbe reso famoso il suo nome, Gino Coppedè morì infatti nel 1927. Le bizzarre linee e lo stile insolitamente cupo per Roma, hanno generato negli anni curiosità e interesse: qui sono stati girati film e lungometraggi, Noir e specialmente Horror con nomi quali Dario Argento (“Inferno”, “Piume di Cristallo”) e Mario Bava (“La Ragazza che sapeva troppo”).
L’originalità delle soluzioni architettoniche in stile liberty e Art Decò, l’attenzione per i dettagli, la presenza di una varietà praticamente infinita di fregi, stucchi, logge, tutti asimmetrici, sono gli elementi che hanno reso questo ‘non-quartiere’ unico a Roma.
Martedì 20 Giugno 2017
Yona Friedman in mostra al MAXXI di Roma
Il rapporto intenso e conflittuale tra la dimensione utopica del design e la sua realizzazione è al centro della mostra “Mobile Architecture, People’s Architecture” in programma al MAXXI di Roma dal 23 giugno al 20 ottobre. Procedendo attraverso modelli, disegni e installazioni la mostra racconta il percorso dell’architetto ungherese/francese Yona Friedman (mar-dom 11-19, gio 11-22, 12 €).
Nel 1987 a Madras, in India, Friedman ha completato il Museum of Simple Technology in cui vengono applicati i principi di auto-costruzione a partire da materiali locali come il bambù.
Nato a Budapest nel 1923 l’architetto, designer e urbanista, dopo essere fuggito ai rastrellamenti tedeschi e aver vissuto per anni ad Haifa in Israele, ha passato gran parte della sua vita a Parigi.
Nello stesso anno, 1956, in cui i carri armati sovietici sopprimevano la rivoluzione ungherese nel sangue, al X° Congresso Internazionale di Architettura Moderna di Dubrovnik, il suo “Manifeste de l’architecture mobile” contribuiva insieme ai giovani del Team 10 a diffondere le tesi innovative di un architettura appunto mobile.
Secondo Friedman non sono gli abitanti a doversi adattare a un edificio – secondo la visione modernista in voga allora – ma viceversa. La sua notevole produzione intellettuale e materiale è stata spesso giudicata ‘solo’ come utopica, riducendone quindi il valore a una mera valenza poetica e retorica. Negli ultimi anni però questo approccio è venuto meno, sostituito da una rivalutazione complessiva del suo lavoro che lo ha portato ad essere considerato un punto di riferimento imprescindibile per l’architettura del secondo dopoguerra.
La mostra organizzata dalla Power Station of Art di Shanghai, e presentata in una nuove veste al MAXXI sarà preceduta il 22 di giugno da un incontro del ciclo “Conversazioni d’autore”. Dalle ore 18 alle 19 all’auditorium di via Guido Reni 4a la Presidente del MAXXI Giovanna Melandri, con la partecipazione del Direttore Artistico Hou Hanru discuteranno della mostra con lo stesso architetto Yona Friedman.
Martedì 20 Giugno 2017
150 volte Frank Lloyd Wright
Un museo Guggenheim in miniatura, costruibile con i famosi mattoncini colorati della LEGO, è forse tra le più originali – non certo l’unica – iniziativa volta a celebrare il 150° dalla nascita di Frank Lloyd Wright (per chi vuole lanciarsi nella sfida sono 744 pezzi). Il celebre spazio espositivo newyorkese è stato infatti progettato nel 1956 da Frank Lloyd Wright e terminato nel 1959.
Il museo Solomon R. Guggenheim di New York è stato terminato nel 1959
L’architetto statunitense, nato l’8 di giugno del 1867 e che quest’anno avrebbe compiuto 150 anni, è stato tra i più influenti, discussi, amati e odiati del XX° secolo. «Ha cambiato il nostro modo di costruire e di vivere», si legge sul sito della fondazione che porta il suo nome e che ne preserva l’eredità.
L’American Architects Institute lo definisce “il più grande architetto americano di tutti i tempi”. Basta scorrere l’elenco dei suoi progetti, realizzati durante tutto l’arco di una vita (70 anni di carriera e 532 progetti realizzati), per identificare edifici che anche il più digiuno in architettura saprà riconoscere come iconici. Il Solomon R. Guggenheim di New York, celebrato dalla casa danese di giocattoli, è solo uno dei suoi più famosi. Non a caso 10 dei suoi progetti sono stati nominati nel processo di selezione per il World Heritage dell’Unesco.
La “Casa sulla Cascata” (Fallingwater) costruita in Pennsylvania nel 1939; la “Robie House” di Chicago (1910); l’”Imperial Hotel” di Tokyo (1923); il “Taliesin III” di Spring Green, Wisconsis (1925) e il “Taliesin West” di Scottdale, Arizona (1937); sono solo alcuni dei molti progetti rivoluzionari di un architetto che ha certamente segnato il secolo.