14 Lug Alla scoperta della “Siberia in cemento” con il libro fotografico di Veryovkin
Alla scoperta della “Siberia in cemento” con il libro fotografico di Veryovkin
Per molti la Siberia è solo un territorio ricoperto da una coltre bianca di neve, posto quasi all’estremità del mondo, in quell’area di confine dell’Asia Settentrionale, dove la luce ha un effetto unico e l’aurora boreale colora il cielo in modo indescrivibile. Eppure è qui che svettano edifici in pieno stile brutalista, un’architettura colta in ogni suo piccolo dettaglio dalla macchina fotografica di Alexander Veryovkin.
Le immagini sono raccolte nel volume “Concrete Siberia: Soviet Landscapes of the Far North” (ed. Zupagrafika, 160 pagine). L’occhio di Veryovkin esplora la Siberia in cemento, fermando istanti di vita in questi paesaggi sovietici dell’estremo nord che per molti tratti sembrano quasi lunari e disabitati.
Concrete Siberia
Gli scatti raccontano il dopoguerra in uno degli stati più estremi della Terra, città che vivono in una dimensione propria, segnate dal tempo e da un’atmosfera malinconica che emerge dalle strade deserte. Emerge così la cultura costruttiva sovietica che ha influenzato lo sviluppo urbano e architettonico: gli edifici a blocchi in calcestruzzo, le grandi fabbriche e le statue dei personaggi della storia sono la raffigurazione di un mondo diviso dal muro di Berlino.
Ogni singola costruzione è il simbolo del modernismo sovietico, di una serialità che rende uguali tutte le città. Ma si nota anche la “mano” degli architetti locali, che hanno rivisitato i progetti realizzati a Mosca, rendendo gli edifici più in sintonia con il clima della Siberia. Tra questi viene evidenziato il lavoro di Vladimir Pavlov, il cui stile personale si mette in risalto nella città di Irkutsk.
Siberia brutalista
Sei capitoli e più di cento foto a mostrare le città di Novosibirsk, Omsk, Krasnoyarsk, Norilsk, Irkutsk e Yakutsk. Ne diventa un viaggio dai Monti Urali al circolo polare artico, in cui il fotografo russo ha lavorato anche con -30 gradi. La prefazione dell’opera è affidata al critico architettonico Konstantin Budarin.
Il libro consente di fare un viaggio nell’Europa dell’Est, in quella delicata fase postbellica dove l’architettura modella il paesaggio dell’intera Siberia: quegli enormi palazzi in cemento provano ad essere un ostacolo al vento, alla neve e al freddo di un ambiente così estremo. La casa editrice Zupagrafika mostra una grande attenzione all’architettura modernista, razionalista e brutalista euroasiatica e con questi volumi ricostruisce un importante periodo storico.
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