Via Giusti | Roma
Via Giusti | Roma
Appartamenti nuovi e all’avanguardia all’interno di un edificio storico nel quartiere Esquilino di Roma. Bioedil Progetti ha dato una seconda vita a un edificio d’epoca ottocentesca di via Giusti, lasciando inalterato il caratteristico aspetto esterno per dare valore all’immobile e mantenere l’armonia tra le strutture del quartiere, ma ammodernando completamente gli interni.
Palazzo Giusti si trova in una traversa di via Merulana, tra Colle Oppio e il rione Esquilino, una zona di Roma prestigiosa, centrale, ricca di servizi e di attività culturali, ricreative e commerciali. La strada è poco trafficata e in più il palazzo gode di una corte interna che regala tranquillità.
IL PROGETTO
Bioedil ha trovato l’edificio di cinque piani, più uno seminterrato, in pessime condizioni architettoniche, ma grazie a una serie di importanti interventi di restauro, consolidamento e messa in sicurezza, adeguando l’immobile alle vigenti normative, lo studio di progettazione è riuscito a dare linfa vitale all’antico palazzo, che ha di fatto mantenuto inalterate le sue peculiarità ottocentesche, subendo però un rifacimento che ne ha migliorato gli aspetti strutturali e architettonici.
Oltre alla realizzazione degli appartamenti, è stata demolita e poi ricostruita la maggior parte dei solai, mentre le murature sono state consolidate localmente. È stato, inoltre, sistemato il tetto per dare al fabbricato un aspetto coerente con gli altri immobili. Nel cortile interno sono stati rifatti e ampliati i balconi esistenti e modificate alcune finestre, senza però alterare il progetto iniziale.
Scheda tecnica
Importo lavori
Edificio Principale 1.465.000 Euro +
Villino 245.000 Euro = 1.710.000 Euro
Data progetto
2018
Stato
In realizzazione
Incarico
Progettazione architettonica definitiva
Progettazione impiantistica esecutiva
Progettazione strutturale esecutiva
Direzione lavori
Committente
Proteo Partecipazioni Srl/Green Stone Sicaf S.p.a. – Comparto Stone 1
Destinazione
Residenziale
L’ETIMOLOGIA DEL NOME ESQUILINO
Non si conosce l’origine esatta del nome Esquilino, che indica sia il rione che il più alto dei sette colli su cui è stata fondata Roma. Il nome Esquilino sembra possa derivare da quello del castrum degli Equites Singulares Augusti (guardia imperiale a cavallo). Sul Celio, vicino all’attuale via Tasso, c’era la caserma (Castra Priora equitum singularium).
L’imperatore Settimio Severo volle un nuovo complesso chiamato Castra Nova equitum singularium (Nuova Caserma dei cavalieri scelti), proprio dove oggi c’è la Basilica di San Giovanni in Laterano (via Merulana collega questa chiesa con quella di Santa Maria Maggiore, e di fatto divide il quartiere dal rione Monti).
Ma il termine latino “esquiliae” indica invece i sobborghi, e infatti fino all’epoca di Augusto, l’Esquilino era solo un figura marginale nella città palatina, relegato oltre le mura come una discarica. Secondo altri studiosi, il toponimo potrebbe derivare da aesculi (eschi), arbusti di leccio cari a Giove, sul colle si trovavano infatti un tempio e un bosco. Un’altra ipotesi porta al termine “Excubie”, le guardie che Romolo mandava in giro per difendersi dalle insidie sabine di Tito Tazio.
IL QUARTIERE
Qualunque etimologia abbia il nome Esquilino, è certo che oggi è considerato uno degli storici rioni del centro di Roma. Ha comunque un’antica urbanizzazione, che risale ai tempi di Augusto. La città di Roma si stava estendendo e c’era bisogno di nuove terre. Augusto fece seppellire con terra da riporto questi terreni malsani, su cui negli anni sorsero gli Orti di Mecenate, splendidi giardini con la torre da cui sembra che Nerone assistette all’incendio di Roma, secondo quanto sostiene Svetonio. Qui c’erano fino al tardo impero più ville residenziali che case popolari, il popolo infatti abitava la cosiddetta suburra.
Ma l’Esquilino ha ospitato anche ordini e conventi, tante infatti le basiliche e le chiese che sorgono in questo rione e nelle sue immediate vicinanze. Nel Seicento tornò ad essere, però, la zona dedicata alle ville, tra queste spicca Villa Palombara di cui resta la famosa Porta Alchemica, che si può ammirare oggi nei giardini di piazza Vittorio Emanuele II. Dal 1870 in poi, quando Roma diventa capitale d’Italia, il quartiere subisce una urbanizzazione intensiva. Il rione perse man mano la sua ricchezza, il verde e anche la sua storia, per lasciare spazio alle abitazioni della nuova borghesia impiegatizia, assomigliando sempre di più con i suoi portici e la sua struttura alle città piemontesi.